NORD AMERICA
Day 09 Santa Fe e i pueblos del Nord
7 August 2014
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Poco piu’ a nord di Albuquerque, nel New Mexico, si trova Santa Fe, una delle piu’ antiche citta’ degli USA, fondata gia’  nel 1610 dai coloni spagnoli.

A mezzora da Santa Fe, lungo il corso del fiume Rio Grande, e’ possibile immergersi nella storia e cultura di 8 dei 19 pueblos (ovvero villaggi, in spagnolo) di nativi americani del Nex Mexico, chiamati comunemente i pueblo del Nord.

Con il termine pueblo si indicano contemporaneamente sia le moderne comunita’ di nativi americani, i cui antenati risalgono a prima della colonizzazione europea, sia la tipologia di abitazioni, composte da pietra, terracotta e altri materiali locali in cui vivono questi popoli.

In seguito all’Indian Reorganization Act (conosciuto anche come Indian New Deal) nel 1934, ai pueblo dell’intera area (cosí come a molte altre comunita’ di nativi di tutti gli Stati Uniti) fu lasciata piena liberta’ di autogoverno e amministrazione e la possibilita’ di vivere secondo le proprie tradizioni.

Che atto di generosita’, penserete.

Peccato che questi popoli vivessero nel New Mexico centinaia d’anni prima che diventasse l’odierno New Mexico, quando l’intero continente non era ancora stato scoperto e invaso dall’uomo occidentale, molto prima di venire decimati dall’avanzata del progresso e sicuramente molto prima di vedersi confiscare terre e beni, di dover pagare tasse ai governi coloniali e di essere obbligati a conversioni di massa al Cristianesimo.

Magra consolazione se vista con un occhio piu’ critico e meno ingenuo, quella della liberta’ all’autogoverno e alle proprie usanze.

E nonostante tutto quello che hanno dovuto subire, nonostante l’irrompere arrongante della modernita’ tutta intorno a loro, questi popoli sembrano esserne fuori, come se vivesserro in una grossa ampolla di vetro sulla quale tutto scivola via.

I piu’ antichi villaggi risalgono addirittura al 1200 e da allora, usi, costumi, lingua (la lingua comune a tutti i pueblo e’ chiamata Tewa e viene insegnata a scuola e parlata in famiglia) e tradizioni si sono conservate pressoché intatte fino ad oggi.

Un tuffo nel passato da non perdere.

Questi 8 villaggi, sebbene siano piuttosto vicini gli uni con gli altri, sono molto diversi tra loro e ognuno offre qualcosa di unico.

Il pueblo di Santa Clara fu fondato nel 1550 ma la popolazione viveva nell’area gia’ da diversi secoli ed e’ famoso per le abilita’ degli artigiani locali nella creazione di ceramiche nere e rosse lucide con incisioni. Il villaggio e’ ricco di negozi e botteghe in cui e’ possibile acquistare prodotti locali e curiosare.

Qui mi sono recata alla Merrock Galeria, proprio all’ingresso del pueblo.
Ho conosciuto Paul, il proprietario e creatore di alcuni degli oggetti esposti. Pazientemente ha risposto a tutte le mie domande, sempre gentile e sorridente.
Mi ha spiegato che e’ nato e cresciuto a Santa Clara ma che, un po’ come sta accadendo nel resto del mondo, le giovani generazioni tendono a lasciare il guscio familiare e molti giovani sono attualmente iscritti a universita’ sparse nel Paese.
Ha poi esposto le tecniche che lui utilizza per creare gli oggetti esposti, cosa significano gli animali incisi e come mai vengono usati certi colori.
Mi ha insegnato che la lingua Tewa non ha un alfabeto perche’ viene tramandata oralmente di generazione in generazione e quando l’ho ringraziato per la piacevole chiaccherata mi ha risposto:”Kunda..in Tewa si dice Kunda..e in italiano si dice Grazie, giusto?”. Un uomo davvero delizioso. Ovviamente ho comprato una delle sue ceramiche perche’ erano assolutamente stupende!

Il pueblo Nambe’ risale al 1300 e un tempo era il crocevia culturale dei pueblo dell’intera area. Oggi e’ famoso per l’artigianato e i gioielli, oltre a godere di una perfetta collocazione geografica, ai piedi del monte soprannominato Sangre de Cristo (Sangue di Cristo, probabilmente per le tinte rossastre delle rocce circostanti), a ridosso di bellissime cascate.
All’ingresso del pueblo c’e’ un interessante negozio con opere d’arte indiana che si chiama Than Povi (in lingua Tewa significa Girasole). Gli oggetti e opere esposte sono un po’ costose ma sono dei pezzi d’arte unici.

Il villaggio Ohkay Owingeh fu capitale di stato nel 1598 con il nome di San Juan Pablo. Oggi e’ la sede di una sorta di cooperativa che espone i prodotti artistici e artigianali realizzati da tutti gli otto pueblo del nord (la Oke Owinge Arts & Crafts Cooperative).

Il pueblo Pojoaque e’ forse quello che risenti’ maggiormente del contatto devastante con la civilta’ europea ed e’ quello che ha subìto piu’ danni in termini di perdita’ della propria identita’ culturale. Oggigiorno le associazioni locali stanno incanalando le proprie energie per rivitalizzare usi e tradizioni, attraverso corsi di lingua Tewa, di promozione di danze e canti popolari e di rispetto verso la storia della comunita’.

La popolazione del villaggio Picuris e’ una delle poche ad aver convissuto per un lungo periodo con i propri colonizzatori, spagnoli prima e americani-anglosassoni dopo (in seguito all’Indian New Dial hanno incominciato come gli altri pueblo la fase di autogoverno) e infatti le comodita’ tipiche delle societa’ avanzate qui non mancano: elettricita’, telefoni e televisori, che distinguono notevolmente questo pueblo dagli altri. I ragazzi solitamente vanno a scuola al di fuori del villaggio e la maggior parte dei lavoratori ha un impiego nelle citta’ vicine, ma comunque gli usi tipici sono ancora forti e non eccessivamente compromessi. La festa che si celebra la notte di San Lorenzo e’ molto famosa e prevede danze, canti popolari e competizioni varie.

La comunita’ originaria di San Ildefonso affonda le sue radici tra il 1200 e il 1500 ed e’ molto famosa per le sue ceramiche nere incise. Tale tecnica fu introdotta al mondo per la prima volta nel 1904 proprio da un abitante del villaggio, la vasaia Maria Martinez e le bellissime ceramiche che ne derivarono furono la salvezza dell’intera comunita’ quando la crisi economica colpí i pueblo del Nord.

Ho fatto anche qui un breve tour seguendo il percorso riportato su una cartina fornita presso il Visitor Center da un simpatico signore che mi ha spiegato nei dettagli il tragitto da seguire, cosa potevo fotografare e cosa no e in generale le regole di comportamento all’interno del pueblo.
Ho notato una chiesetta cristiana nella piazza principale, quindi ho chiesto quale fosse la loro posizione in termini di religione e mi ha spiegato che i loro culti sono un misto di pratiche cristiane (introdotte dai coloni spagnoli) e culti dei loro antenati, adoratori della natura.

Le “attrazioni” di San Ildefonso sono: il museo dedicato all’arte di Maria Martinez e del pueblo in generale, una libreria ben fornita di volumi sulla storia locale e il Big Tree, l’enorme albero al centro della piazza. Anche qui, numerose le botteghe artigianali e le gallerie d’arte locale.

Il pueblo Taos e’ quello che piu’ di tutti i pueblo negli Stati Uniti mantiene inalterata dalla sua fondazione le strutture sociali e gli usi. Chi visita questa meravigliosa comunita’ avra’ la possibilita’ di fare un salto indietro nel tempo di 10 secoli: lo stesso stile di vita, le stesse abitudini e credenze di secoli fa, inalterate fino ai tempi moderni. Le ceramiche prodotte qui vengono realizzate con tecniche che vengono tramandate di generazione in generazione. Per tutti questi motivi, nel 1992, il villaggio fu dichiarato World Heritage Site.

Ottavo e ultimo villaggio del nord, Tesuque e’ uno dei piu’ tradizionali tra tutti i pueblo e ritrovamenti archeologici hanno dimostrato che la loro presenza risale a prima del 1200. Sono diventati famosi per la loro testardaggine nel rifiutarsi di convertirsi al Cristianesimo, mantenendo intatte credenze e cerimonie religiose originarie. La principale fonte di sostentamento della comunita’ e’ l’agricoltura e  come per tutti gli altri pueblo l’artigianato e le ceramiche.

Ci sono ovviamente delle regole da seguire per poter visitare questi luoghi, tutti parte di reserve indiane.
Ogni pueblo ha le proprie leggi, le proprie scuole e i propri tribunali ed e’ quindi necessario comportarsi sempre in modo molto rispettoso ed educato.

In alcuni villaggi e’ proibito scattare foto o fare video (Tesuque e Ohkay Owingeh), in altri bisogna richiedere un permesso speciale in anticipo (Nambe’) e negli altri bisogna pagare una piccola somma (di solito non superiore ai $10) per poter utilizzare macchine fotografiche e videocamere e comunque sia in tutti i casi bisogna chiedere permesso prima di poter scattare le foto, ricordando che tutti gli apparati elettronici possono essere confiscati all’interno della riserva. Durante festivita’ e cerimonie locali, solitamente, sono proibite foto e video di ogni tipo.
La natura e’ sacra per gli abitanti dei pueblo, quindi e’ assolutamente vietato lasciare spazzatura in giro ed e’ illegale introdurre alcolici.

Onestamente mi aspettavo di leggere tracce di risentimento sui volti delle persone che vivono qui, forse per quello che i loro antenati hanno dovuto subire, invece ho letto solo dolcezza e gentilezza, non so se forzate per imbonirsi i turisti (unica loro fonde di guadagno), ma a me sono sembrati volti sinceri di chi ha avuto un passato duro ma e’ orgoglioso di far parte della propria comunita’.

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There are 7 comments

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