Ma a me Milano continua a piacere perche’ riserva, a chi riesce ad andare oltre ai pregiudizi che le sono stati cuciti addosso, delle sorprese incredibili e poco conosciute che la rendono una citta’ dalla bellezza disarmante ma discreta, piena di segreti e misteri (che amo raccontarvi attraverso la rubrica: #isegretidimilano), ricca d’arte e cultura, proiettata sempre piu’ verso il futuro ma ancora cosi’ saldamente legata al suo passato.
Il quartiere Isola fa parte della Milano che mi piace raccontare, cosi’ vicino all’area di Porta Nuova, ai suoi grattacieli, locali alla moda e vetrine griffate, eppure cosi’ capace di mantenere la propria identita’, di ribellarsi ai mutamenti radicali che si stanno verificando in gran parte della citta’ (soprattutto in vista di Expo), quasi fosse un piccolo paesino di provincia, geloso della propria privacy.
Il nome Isola deriva dal fatto che il quartiere risulta “tagliato” dal resto della citta’ sia fisicamente, poiche’ il suo perimetro e’ delineato dai binari ferroviari che giungono alla vicina Stazione di Porta Garibaldi, sia idealmente, poiche’ i suoi abitanti (gli isolani) si sentono parte di una vera e propria comunita’ a se’ stante, in cui tutti si conoscono e si salutano per strada, in cui il traffico caotico di Milano sparisce.
Punteggiata di palazzi in stile liberty e case di ringhiera tipici della Milano di inizio Novecento, persino la sua urbanistica contrasta nettamente con quanto le spicca attorno, come per esempio l’avvenieristica Unicredit Tower che si puo’ scorgere da ogni angolo del quartiere.
Isola nasce nello scorso secolo come quartiere operaio, complice la ravvicinata presenza di fabbriche importanti (come la Pirelli) e ovviamente della ferrovia. Fu sede di numerose lotte popolari ed episodi significativi di antifascismo che hanno contribuito a fortificare l’identita’ del quartiere.
Per molti anni e’ stato un luogo poco sicuro, dominato dalla criminalita’ e dalla malavita, ma negli ultimi anni si e’ trasformato in un rifugio per artisti e artigiani e si e’ caratterizzato da un’intensa e vivace attivita’ culturale.
Il famoso locale di musica jazz Blue Note si trova proprio qui e poco distante e’ collocato il Teatro Verdi, impegnato a promuovere la cultura dal 1922.
Saracinesche di negozi e botteghe sono decorate con motivi originali e coloratissimi, commissionati a vari artisti.

Ed e’ proprio una particolare forma d’arte a caratterizzare in modo molto marcato l’intero quartiere: la street art, nata negli Stati Uniti come forma espressiva di ribellione e diventata ai suoi massimi livelli arte al 100%, in grado di trasformare spazi urbani in musei a cielo aperto.
Isola, in quest’ottica, rappresenta uno dei piu’ caratteristici e sapienti esempi che possediamo in Italia di cultura underground e street art perfettamente integrati con il substrato urbano, in grado di creare un surplus artistico e culturale alla portata di tutti, un vero e proprio museo in cui non serve pagare il biglietto.
Il mio tour fai da me incomincia dalla Stazione di Porta Garibaldi e precisamente dal sottopassaggio che collega i binari principali all’uscita su via Guglielmo Pepe.
Fino a pochi anni fa il sottopasso era un luogo degradato e sporco, ma recentemente e’ diventato sede di un importante progetto chiamato EscoAdIsola che ne ha promosso la riqualifica attraverso un concorso rivolto ad artisti in grado di utilizzare tecniche alternative come il writing, i graffiti, il wall painting e simili.
Vi si trovano oggi bellissime opere, soprattutto legate al tema del viaggio, che hanno coinvolto non solo artisti di tutto il mondo ma anche i giovani di un liceo della zona.

Il progetto ha previsto in ultima fase l’abbellimento del muro esterno all’uscita su via Pepe con opere legate al tema “Il giardino dell’Isola” e caratterizzate da richiami alla natura.
Tra queste la piu’ famosa e’ sicuramente Un mondo diverso e’ possibile di Mr. Blob, con una Taranto grigia e inquinata sullo sfondo e in primo piano una bambina che innaffia una pianta, sognando di vivere in un mondo pulito e in armonia con la natura.

L’itinerario prosegue a piedi costeggiando i binari ferroviari, svoltando poi a destra in via Cola Montano.
Qui incontrerete alcuni dei piu’ simpatici e tipici esempi della street art di PAO, artista che sfrutta elementi del contesto urbano (pali della luce, paracarri, cabine elettriche, WC pubblici) per portare allegria e colore in citta’, popolandola di personaggi dei cartoni animati come Mr. Magoo, Hello Spank e Snoopy…impossibile non lasciarsi scappare un sorriso!
Al civico n. 15 si trova un grosso muro animato dai graffiti bidimensionali di Zedz e da un cartoon, opera dell’artista americano Ron English, considerato da molti l’erede di Warhol e famoso soprattutto per i baby Hulk realizzati in molte metropoli del mondo come New York e Miami.

Girando a destra in via Angelo della Pergola si incontra un enorme murales costituito da una grande varieta’ di stili ed elementi. Si tratta infatti di un’opera realizzata da piu’ artisti intervenuti in successione temporale l’uno all’altro a partire dal 2006, ciascuno apportando tematiche proprie, senza mai modificare o coprire il precedente lascito.
Firme dei piu’ noti artisti sono le figure metafisiche di El Gato Chimney e gli organismi fluttuanti di Microbo.
Quest’ultimo e’ inoltre presente in numerose altre opere del quartiere, sempre riconoscibile per la presenza di piccoli microrganismi che sembrano galleggiare nell’etere e con i quali l’artista esprime il suo rifiuto per la violenza dell’uomo sulla natura, auspicando ad un ritorno alle origini, a esseri semplici ed essenziali.
Svoltando l’angolo si incontra un negozio di autoricambi divenuto famoso per aver commissionato a famosi writer la sua decorazione esterna.
Alla destra della saracinesca e’ realizzata La Madonna di Guadalupe di Ozmo, in bianco e nero e letteralmente creata attorno allo spigolo del muro grazie alla tecnica dell’anamorfosi, ovvero l’arte di comporre immagini distorte che acquistano senso solo se osservate da una particolare prospettiva.
Sulla sinistra si trova L’angelo fluttuante dell’americano Ryan Spring Dooley, che ritrae un angelo in volo sopra a Milano, identificabile dai tipici tram.
Sulla serranda al centro spicca un grosso stencil che rappresenta il viso paffuto e simpatico di Arnold (protagonista della serie TV americana Il mio amico Arnold, divenuto poi icona pop mondiale) opera dello street artist Zibe, che e’ solito far uso del noto personaggio televisivo come firma delle sue opere e come simbolo della vittoria del perdente contro i bulli che lo hanno sempre preso in giro.
Se osserverete con attenzione riuscirete ad individuare questa stessa immagine in moltissimi altri punti del quartiere e nell’intera citta’ di Milano, soprattutto vicino a insegne e su innumerevoli muri.
Il tour prosegue fino a Piazza Tito Minnitti dove si trova The wall, una sorta di patchwork tra gli stili di Microbo, The Don e BO130, in cui il tema del blu costituisce il comun denominatore. Facilmente riconoscibili i tre diversi apporti artistici che risultano al contempo perfettamente integrati tra loro.

L’ultima tappa si trova al n. 21 di via Sebenico, presso il Teatro Sassetti che ospita la sede della scuola di arti circensi e teatrali e che ha ulteriormente caratterizzato l’area attraverso immagini e oggetti legati all’universo allegro e colorato del circo e in particolare dei clown.
Sebbene Isola si stia imponendo sempre piu’ come uno dei quartieri piu’ in fermento e dinamici di Milano, bisogna tuttavia ricordare che la street art in Italia e’ ancora piuttosto segreta e ai limiti della legalita’, senza una chiara distinzione tra arte e vandalismo.
Benvenga allora che si faccia chiarezza su un tema ancora cosi’ controverso e se le mie parole (ma soprattutto le immagini) riusciranno anche solo in minima parte a far emergere la verita’ su questa piccola realta’ locale, ancora parzialmente nell’ombra e spesso mal interpretata, allora sapro’ di aver fatto bene il mio lavoro.
Quello che a me e’ parso chiaro dopo una passeggiata per le vie del quartiere e’ che Isola c’e’, che la sua voce fuori dal coro si sta lentamente imponendo sul panorama artistico italiano e, se saremo in grado di ascoltarla, sono sicura che quello che per ora e’ un quartiere poco conosciuto, potrebbe trasformarsi in un futuro luogo turistico di Milano come lo sono il Duomo o Brera, capace di richiamare l’attenzione mondiale allo stesso modo dei quartieri artistici di Berlino e Bruxelles (tanto per citarne alcuni).
E allora W la street art e ricordate: seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino, verso l’Isola che…c’e’!!! 🙂

Ecco il percorso completo con un segnaposto per ogni opera citata nell’articolo.
Il tour parte dalla stazione ferroviaria di Milano Porta Garibaldi e termina accanto alla fermata Isola della linea viola della metropolitana.
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