NORD AMERICA
Day 06 Terlingua: l’ultima ghost town del Far West
4 August 2014
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In Texas ci sono piu’ di 800 ghost town, molte delle quali completamente disabitate, alcune spazzate via da calamita’ naturali, altre sedi di miniere oramai in disuso, impolverate, fatiscenti eppure affascinanti da morire.

Molte citta’ fantasma si trovano lungo il confine tra il Texas e il Messico, in territori per lo piu’ aridi, isolati e incontaminati, in cui si puo’ davvero respirare aria di Far West, quello che siamo abituati a vedere nei film, dove piccole cittadine di frontiera vengono difese dall’impavido cowboy pronto all’ennesimo duello con il fuorilegge di turno.

Una delle piu’ belle e interessanti ghost town nel Texas e’ Terlingua, a circa 20 minuti dal confine con il Messico, nel Big Bend National Park.

Terlingua significa Tre Lingue, poiche’ un tempo era un luogo di convivenza pacifica di tre differenti culture: nativa americana, ispanica e americana.
Nella meta’ del 1800 era una cittadina vivace con piu’ di 2000 anime, famosa per le sue miniere di mercurio (quicksilver in inglese, come riportato nell’insegna della foto qui sotto) e gia’ nel 1922 riforniva il 40% del fabbisogno nazionale di questo metallo.

Venne poi semi abbandonata quando la compagnia che gestiva le miniere falli’ e i minatori furono costretti a lasciare le loro case.
Attualmente la popolazione comprende poche dozzine di persone.

Vi si trovano edifici diroccati, pozzi minerari abbandonati, installazioni artistiche, un pittoresco cimitero, rovine, cactus e tanto tanto caldo!

Solo negli ultimi anni la cittadina e’ stata parzialmente modernizzata con l’aggiunta di un saloon, un piccolo hotel e un bel negozio con souvenir e oggetti d’artigianato, per far fronte all’arrivo dei turisti sull’onda del revival del western.

In tipico stile da Far West e’ il vecchio Starlight Theatre, trasformato in moderno saloon/bar, aperto dalle 5 del pomeriggio fino a tardi.
Il consiglio che sto per darvi suonera’ forse un po’ bizzarro, ma se la natura vi chiama a rapporto usate i servizi igienici di fronte al saloon: vi ritroverete nel bel mezzo della vecchia prigione della citta’!

A cielo aperto si trova il suggestivo cimitero di Terlingua, in cui riposano i resti degli abitanti della citta’ dei tempi moderni cosi’ come quelli di 100 anni fa, quindi..attenti ai fantasmi!

Mi e’ stato raccontato da un simpatico signore barbuto, uno dei pochi a vivere a Terlingua, che qui, una decina di anni fa, e’ stato girato il documentario: Terlingua Homecoming (Il ritorno a Terlingua) basato su un evento che ha luogo ogni anno a novembre: il Day of the Dead (il Giorno dei morti), celebrazione folcroristica basata su fatti storici.
Dell’iniziale melting pot della cittadina infatti, alla fine rimarra’ solo la componente americana, mentre gli ispanici si spostarono in Messico (i nativi americani seguirono le sorti degli altri nativi d’America, per lo piu’ sterminati e poi confinati in riserve), ma durante il Day of the Dead ritornano in citta’ per commemorare il loro passato e onorare gli spiriti degli antenati di Terlingua, assieme ai pochi residenti ancora in vita.
Il culmine della celebrazione e’ l’accensione di centinaia di candele nel cimitero e la decorazione delle tombe dei defunti con fiori e oggetti di ogni sorta.

La piccola comunita’ di Terlingua e’ composta da poche dozzine di abitanti, che si ritrovano tutte le sere sotto al porticato dello Starlight Theatre a guardare il sole scomparire dietro alle montagne in lontananza. Alcuni suonano la chitarra e tutti sono molto socievoli con i turisti, forse per ritrovare il contatto con il mondo esterno che qui, a miglia e miglia dalla “civilta'”, gli e’ precluso.
Cosi’ poche anime che ognuno ha bisogno del proprio vicino di casa, in uno spirito di unione raro oggigiorno.

Dopo aver mangiato le migliori fajitas della mia vita all’ High Sierra Bar & Grill, piccolo saloon di Terlingua, ho deciso di improvvisare e dirigermi al confine con il Messico, nel cuore del Big Bend National Park, lungo la strada 170 che per circa un’ora costeggia il confine Stati Uniti-Messico.

La linea di confine segue esattamente il corso del fiume Rio Grande e il Messico, in alcuni punti, era letteralmente a pochi metri da me.

Mi piace come viene descritto il Big Bend National Park dal sito ufficiale che raccoglie tutti i parchi d’America:

C’e’ un luogo nell’estremo ovest del Texas dove le notti sono buie come il carbone e i fiumi scavano canyon simili a templi nelle antiche rocce calcaree. Qui, alla fine della strada, centinaia di specie di uccelli trovano rifugio presso solitarie catene montuose circondate dal deserto esposto alle intemperie. Dei cactus coraggiosi fioriscono nel sole sublime del sud-ovest e la biodiversita’ e’ la migliore del Paese. Questo posto magico e’ Big Bend. [1]

Big Bend significa letteralmente Grande Curva, poiche’ in prossimita’ del parco il Rio Grande effettua una deviazione di circa 90°.
Il fiume, conosciuto forse piu’ con il nome di Rio Bravo (si’, proprio lo stesso fiume che appare in moltissimi film western), nasce nel Colorado e scorre fino al Golfo del Messico, delineando per piu’ di 1000 miglia (circa 1,600 km) il confine Stati Uniti-Messico.

Il parco e’ uno dei luoghi piu’ incontaminati di tutti gli Stati Uniti, una terra misteriosa dalle molte facce: canyon di rocce calcaree in tutte le tinte del rosso e dell’arancio, deserti, paesaggi fluviali e montagne si uniscono per creare panorami dall’enorme forza brutale.
E’ la natura grandiosa che non puo’ essere domata dall’uomo, ma che puo’ essere solo ammirata e ricordata come il vero Far West dell’America di oggi.

Scegliere di imboccare una strada sconosciuta in questo caso e’ stata una scelta vincente perche’ in meno di due ore ho visto tante di quelle bizzarrie che se ci ripenso adesso mi viene ancora da ridere.

Partiamo dall’inizio.

Tanto per incominciare il Texas e’ davvero infinito e ovunque ci si giri il paesaggio si perde a vista d’occhio. Ho guidato per ore e ho trovato solo natura possente. Persino il cellulare era senza segnale. Solo oggi ho capito il significato di un detto famoso in tutti gli Stati Uniti, riferito alle manie di grandezza dei texani: Everything is bigger in Texas (tutto e’ piu’ grande in Texas).

Le strade sono totalmente deserte e per miglia e miglia non ho mai incrociato nessuno se non qualche motociclista.

Ho apprezzato l’ironia di alcuni cartelli stradali, che hanno sottolineato ulteriormente come questa sia una zona di frontiera, quasi a suggerirti di tenere gli occhi aperti perche’ potresti incontrare qualche losco contrabbandiere.

Per piu’ di una volta mi ha attraversato la strada, veloce come un missile, un animaletto che ho liquidato come generico “uccello del deserto senza ali”. Solo dopo averci pensato un po’ su ho scoperto di aver avuto degli incontri ravvicinati con Beep-Beep in carne e ossa. Avete presente l’animale del cartone della Warner Bros. che viene rincorso da Wile E. Coyote ma riesce sempre a cavarsela grazie alla sua astuzia e velocita’, beffandosi del povero coyote con il famoso verso Beep-Beep? Ora, se come me, siete cresciuti a pane e cartoni animati, potrete capire il mio disappunto nello scoprire che il vero Beep-Beep e’ poco piu’ grande di un passerotto!

A quanto pare i Beep-Beep non sono gli unici a poterti attraversare la strada nel deserto, ma potrebbero comparire dei bambini fantasma, quindi fate attenzione!

Madre Natura qui e’ stata molto fantasiosa e lungo la via ho incontrato un altopiano roccioso (nella parte sinistra della foto) con le sembianze del profilo del Presidente Abraham Lincoln e un ammasso di rocce a forma di elefante.

E per finire, se per caso nel mezzo del deserto, vi dovessero servire una borsa o un paio di scarpe firmate, troverete un negozio Prada che fa al caso vostro!
Ho scoperto che questo bizzarro store (chiamato Prada Marfa, dal nome dell’omonima cittadina a qualche miglio di distanza) e’ un’installazione artistica costata ben $80,000 e che in vetrina espone davvero accessori del noto marchio, scelti in persona dalla signora Prada.

Il bello dei viaggi on the road e’ che la strada e’ parte integrante della tua avventura, e’ il tuo travel buddy, ed e’ pronta a regalarti sorprese del tutto inaspettate, che a volte fanno sorridere, a volte incuriosiscono e altre istruiscono.
Ribadisco che molto spesso abbandonare una strada battuta e pianificata e imboccarne instintamente una sconosciuta, puo’ cambiare il corso di una giornata o di una vacanza intera. A me oggi ha rubato non poche risate!
Quindi viva gli on the road!

Originale da www.nps.govThere is a place in Far West Texas where night skies are dark as coal and rivers carve temple-like canyons in ancient limestone. Here, at the end of the road, hundreds of bird species take refuge in a solitary mountain range surrounded by weather-beaten desert. Tenacious cactus bloom in sublime southwestern sun, and diversity of species is the best in the country. This magical place is Big Bend.

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